C’è imbarazzo, affetto, dolore e commozione nel ricordare un amico che se ne è andato. Per sempre. Non tornerà più. Un amico con il quale avevamo condiviso la primavera della vita: la giovinezza. Franco Ferrari, “Tato” per i voltresi doc come me, ci ha lasciati ieri nella sua bella casa di Crevari, sulle alture di Voltri. Forse un aneurisma lo ha portato via alla moglie Rossana e al figlio Franco Junior. Senza alcun preavviso. Così come erano improvvise e rapide le sue volate sulla fascia sinistra quando giocava nel Genoa. Tanto bravo da essere soprannominato il “Facchetti della serie B” visto che il Grifone, in quei tempi, si parla degli anni Settanta, militava in cadetteria.
Conobbi Franco più di cinquanta anni fa. Al primo giorno di scuola in quarta elementare, agli inizi degli anni Sessanta. Il pullman della scuola privata “Calasanzio”, gestita dai Padri Scolopi a Cornigliano, ci venne a prendere a Voltri e sul mezzo conobbi uno studente molto più grande di me che abitava poco distante: Franco Ferrari. Faceva il Liceo Scientifico e giocava nelle giovanili del Genoa. Diventammo subito amici perché ci accumunava la passione per il calcio ma soprattutto la fede rossoblù. Tutte le mattina discutevamo di calcio sul pullman da Voltri a Cornigliano e così alla sera, nel viaggio di ritorno dopo le 18.
Insieme ad altri ci incontravamo anche durante la giornata, soprattutto a mensa e nei momenti di ricreazione dove, manco a dirlo, giocavamo a pallone in uno dei tre o quattro campi che l’Istituto Religioso metteva a disposizione degli studenti. Fu lui ad affinare la mia tecnica dandomi consigli e raccomandazioni. E con il passare degli anni, entrambi diventammo calciatori. Soprattutto lui, visto che nel 1965 vinse il Trofeo di Viareggio con il Grifone. Io dalla Vultur (Società di calcio a Voltri) in quegli anni passai alla Sestrese ed nel 1970 fummo due volte avversari. Io ala destra della Sestrese (che militava in serie D), lui terzino sinistro del Genoa che era sceso, l’anno precedente, in serie C. Giocammo la prima partita amichevole al Pio XII di Pegli mentre la seconda la disputammo a Borzoli in occasione dell’inaugurazione del nuovo campo della Fratellanza Sportiva Sestrese. Peccato che qualche mese dopo venne devastato dall’alluvione dell’ottobre 1970. Furono due incontri piuttosto “tirati” durante i quali il Genoa schierò quasi tutti i suoi effettivi. In quella squadra, oltre a Franco Ferrari, giocavano Lonardi, Falcomer, Ferrari, Osterman, Derlin, Turone, Perotti, Bittolo, Speggiorin, Maselli e Corradi. A Borzoli, dopo il primo tempo marcato da Ferrari, nel secondo entrò Della Bianchina e, tutto sommato, il mio lavoro si fece molto, molto più “duro”.
Nel tempo libero, a Voltri, eravamo spesso insieme. In inverno al Bar Gibò, di piazza Lerda, mentre in estate eravamo clienti assidui, con tanto di tessera e cabina riservata) dei Bagni Sirenella. Stabilimento balneare frequentato da sportivi: calcio e adra. Come Ramon Turone, che a quei tempi abitava a Varazze, e Walter Speggiorin. Sulla sabbia, alla sera, quando la clientela più sofisticata lasciava la spiaggia, giocavamo al pallone e le acrobazie si sprecavano. Alla fine il bagno quando le ombre della sera si allungavano sullo “chalett”.
E proprio durante una di queste serate in riva al mare, magari intorno ad un falò mentre un amico strimpellava la chitarra classica, Franco conobbe quella che sarebbe diventata, successivamente, sua moglie: Rossana Vecchi. Una bella coppia: entrambi alti, slanciati, atletici e biondi. Abitavano anche vicino: lui nel rione “Angeli” mentre lei in quello delle “Oche”. La sua carriera di calciatore è stata legata soprattutto al Genoa con il quale disputo ben 161 partite segnando due gol. Clamoroso quello contro il Livorno che diede la vittoria al Grifone e venne realizzato dopo una volata “coast to coast”.
Come l’amico e compagno di squadra Leonardo Grosso (portiere rossoblù di quegli anni) Franco conciliò lo sport professionistico allo studio. Frequentò l’Università e si laureò in Scienze Politiche. Nel 1974 fu ceduto al Parma e nel 1977 appese le scarpette al chiodo intraprendendo la carriera di allenatore. Guidò l’Imperia, il Montecatini, il Prato ed il Montevarchi. Ma fu il Centro Federale di Coverciano a regarargli le più grandi soddisfazioni. Era un profondo conoscitore della tattica calcistica, per tanti anni 8dal 1987 al 1996) fu docente ai Corsi di Coverciano, successivamente diventò istruttore per l’Uefa. Nel 2005 -2006 era stato professore a contratto per la facoltà di Scienze Motorie all’Università di Firenze. Attualmente era coordinatore della Scuola Allenatori della FIGC e vicepresidente dell’Associazione degli Allenatori Europei, la AEFCA. Ha pubblicato anche due libri riguardanti la tattica nel calcio.
Un aneddoto simpatico, giusto per ricordare Franco sorridente, avvenne alla fine degli anni Sessanta quando Franco Ferrari acquistò una “Mini Cooper” nuova, giusto per andare al ritiro con la squadra quell’anno organizzato in una località della Svizzera: a Crans sur Sierre. Quella notte facemmo festa in piazza. La compagnia dei Bagni Sirenella “benedisse” la macchina con lo Champagne. Lo facemmo ritornando da una pizza consumata a Varazze dove aveva partecipato anche Ramon Turone. Era molto tardi, anzi presto. Saranno state le 3 di mattina. Trambusto, risate e schiamazzi. Peccato che in piazza Lerda, a due passi dai Bagni Sirenella, c’era e c’è ancora la caserma dei carabinieri. Il vociare salì in alto e dall’appartamento di servizio scese il maresciallo insieme a due appuntati. Alla vista dei carabinieri inevitabile il fuggi – fuggi generale. Ci nascondemmo dietro le auto in sosta. Il carabiniere, però, riconobbe qualcuno e venimmo smascherati. La nottata si concluse con un brindisi all’alba insieme al Comandante che, da buon genoano, fece un grosso in bocca al lupo a Franco Ferrari che, di li a qualche ora, sarebbe partito per il ritiro.
Un ricordo, tanti momenti trascorsi insieme. Non pensavo di dover scrivere della nostra amicizia così presto. Il destino ci ha sottratto un grande uomo di calcio, un premuroso marito ed un affettuoso padre di famiglia. Fedele ai valori antichi e moderni. Espressione, massima in campo sportivo, della Voltri di un tempo che fu.