Mario Giordano compirà 53 anni a luglio, da due anni e mezzo non allena e in questo periodo segue il calcio solo da spettatore. Ha legato gran parte della sua carriera a una squadra e a un Dirigente con la D maiuscola: il Camogli e Gennaro Costaro.
Mario abita a Nervi, si gode il clima mite e col calcio vive un momento di stallo. “Diciamo che per come è finita la mia ultima esperienza al Golfo Paradiso ho avuto un po' di “rifiuto” nel seguire il calcio dilettanti e mi sono un po' isolato”.
Personaggio particolare, molto riservato, abbiamo fatto fatica a convincerlo a fare questa intervista, ma alla fine, con grande soddisfazione reciproca, ci siamo riusciti.
La carriera di Mario Giordano, classe 1965, parte coi ragazzini (fra le altre allena anche al Baiardo), poi una parentesi nel Fontanabuona in promozione come collaboratore, qualche avventura in Terza con Olimpia e Quezzi, quindi un bel periodo a Sori, dove fa sia la Prima C che la Prima B, dal 1997 al 2000, poi la Culmv e la Casellese in Eccellenza.
Da li un periodo di pausa, in cui smette di fare l'allenatore prima di rientrare in un'altra veste:
“Non avrei mai pensato di fare il ds, ma tramite un amico, Giovanni Repetto allora preparatore dei portieri, viene fatto il mio nome a Camogli, dove Gennaro Costaro mi chiama a fare il ds. Nel Camogli giocava allora il mio amico Corrado Silvestri, un giocatore devastante, lo andavo a vedere spesso. Con lui feci 4 finali del Marchisotti, ricordo nel 1998 una finale in cui Silvestri con una rovesciata spaccò il naso ad un avversario, non ne vinsi neanche una di quelle finali... Corrado andò a Camogli e io lo seguivo spesso, come seguivo il Vado di Bonadies o il Pontedecimo quando Silvestri giocava là...”.
A Camogli scocca la scintilla fra Mario e Costaro, con cui rimane legato per 15 anni:
“Non eravamo amici come poi siamo diventati, Costaro allora mi disse che stava cercando un ds che stesse con lui finchè avebbe fatto calcio. Costaro diceva sempre che gli allenatori o se ne vanno perchè sono bravissimi o li mandi via perchè le cose non vanno bene, e che quindi io avrei dovuto fare il ds”.
Il rapporto parte bene e dura nel tempo:
“Sull'onestà delle persone non c'erano dubbi, ma eravamo e siamo due caratteri forti, e siamo andati avanti 15 anni insieme. Facevo il ds a Camogli e davo una mano all'Avegno, in Seconda. All'undicesimo anno, Costaro, che era manager della Tomasoni, che faceva pure da sponsor, andò in pensione e cercò un partner per andare avanti. Fu l'anno della prima fusione Camogli-Avegno. Non erano tempi facili, ci dovevamo rivolgere ad altre squadre, specie al Bogliasco di Macelloni, Zani, Trucco e Mercurio, per trovare i giovani della “regola” e per fare una formazione competitiva. Non avevamo un impianto di proprietà e c’erano spese importanti, mantenere una squadra in Promozione non era semplice. Ma lo facemmo bene, con gente del calibro di Cagliani, De Stefani e Albrieux”.
La stagione 12/13 con Mario allenatore, è la più bella del Camogli ma si conclude con un addio:
“Concludemmo al sesto posto, ma il pasticcio di Tarros/Camogli, con una partita rinviata, poi ripetuta e finita davanti al Giudice, fu la causa di una mia rottura con la società”.
Nel 13/14 infatti il Camogli parte con Melillo allenatore, poi sostituito da Banchieri, ma la squadra non gira e...
“E cosi, anche grazie all’allora presidente Domenico Maisano, mi richiamano, loro erano ultimi e non ci eravamo lasciati bene, ma alla fine accetto. Con Molassana e Serra Riccò vinciamo ma poi veniamo raggiunti, c'è un grande gruppo ma alla 19^ abbiamo solo 5 punti. Succede che vinciamo tre partite di fila, a Colli di Luni a Ceparana e in casa col Baiardo e non ci fermiamo più, finisce che ci salviamo ai playout vincendo a Ceparana contro un certo mister Affanni...”
Stagione 14/15: settimo posto:
“Era l'anno di Venturelli, mi sono fatto la squadra da solo, facendo ds e allenatore, ma non riuscivo più a fare le due cose. Chiesi una mano a Gian Trucco ma non lui non poteva, col senno di poi, penso che se fosse venuto magari le cose sarebbero andate diversamente...”
Stagione 15/16: è l'anno del Golfo Paradiso, che a fine anno retrocede...
“Ma io fui esonerato, mi mandarono via all’inizio dell’anno nuovo, dopo una buona partenza, in linea con le aspettative, si era rotto qualcosa. Fatale, tra tutte, la sconfitta 4-0 con il Little Club in casa, partita che ancora mi porta brutti pensieri...”
I 15 anni a Camogli finiscono cosi per Mario, non senza lasciargli tanta amarezza...
Mario, chi è stato l'allenatore che ti è piaciuto di più?
“Premesso che non ti nomino allenatori che ho avuto io come ds, ti dico Beppe Maisano, impazzivo per la sua meticolosità, era anni luce avanti gli altri, andava a vedere i ritiri, come quello di Guidolin quando era all'Atalanta... Un ricordo particolare lo rivolgo a Fabrizio Gorin, che ho avuto la fortuna di conoscere, seguire e frequentare, un Gigante dal punto di vista della personalità”
I giocatori più forti che hai avuto e a cui sei più affezionato?
“Premesso che prendo in considerazione solo quelli che ho allenato e solo in campionati, se no non la finiamo più, ti dico Cagliani e Albrieux, Franchin, Franceschini, De Stefani, Venturelli, De Bellis, Torre, Giberti, Bocchino... non posso menzionarli tutti, c’è il rischio che qualcuno giustamente si offenda, in linea di massima sono sempre rimasto legato ai ragazzi che ho allenato, con alcuni ho anche stretto rapporti personali importanti, mi hanno sempre dato ampia disponibilità al lavoro e hanno sempre sposato ogni pensiero tattico, per questo dimostrando sopratutto amicizia e anche perché quelli con cui non legavo di solito se ne andavano...”
La squadra più forte?
“Un mix fra quella del sesto posto (12/13) quella del settimo (14/15) e quella della salvezza (13/14).... Con i vari Albrieux, Cagliani, De Stefani, Venturelli, Franceschini”
Anche Franceschini, sei proprio sicuro?
“Si, è sempre stato la mia croce, ma anche un mio pallino, pur di giocare, faceva il difensore il centrocampista e l'attaccante. Marco è sempre stato considerato solo un giocatore che corre sulla fascia, ma fisicamente era spaventoso, tecnicamente non male, a dispetto di tanti che la pensano diversamente, ma sopratutto è uno che ci crede sempre anche quando sei spacciato...”
Ora Mario, come vivi la tua esperienza da “disoccupato”?
“Negli ultimi due anni mi sono un po' isolato, non amo alzare il telefono e chiamare qualcuno per propormi, non mi piacciono le passerelle, non è un comportamento che mi appartiene, non sono capace a propormi. Sono stato abituato troppo bene dopo 15 anni con Costaro, una persona onesta nei rapporti, difficile trovarne uno al suo livello, finisce che non vai più d'accordo con nessuno....”
Mario non scende a compromessi con nessuno, non è un personaggio malleabile ma...
“Tornerei molto volentieri ad allenare, non ne faccio una questione di categoria, ma di idee, a meno che non mi chiami Costaro per fare il ds, non ci penserei nemmeno un attimo...”