Una foto rappresenta un momento. Un momento rappresenta ricordi, e i ricordi spesso sono emozioni., grandi.
In questo caso non c’è foto migliore – per me – per rappresentare tutto quello che sono stati questi quattro anni con voi.
𝗔 𝗱𝗶𝘀𝘁𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗰𝗵𝗲 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼, 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗰𝗶𝗹𝗲 𝗽𝗲𝗿 𝗺𝗲, 𝘀𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗯𝗶𝘀𝗼𝗴𝗻𝗼 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗿𝗲, 𝗱𝗶 𝗿𝗮𝗰𝗰𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗲.
Non parlo del campo, non parlo di quello che chiamiamo calcio spesso con un pizzico di presunzione dimenticandoci, TUTTI, che dietro alla parola “calcio” ci sono mille sentimenti, rapporti, dettagli. Non parlo del campo, perché 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗵𝗮 𝗱𝗲𝘁𝘁𝗼 𝗶𝗹 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼 𝗲’ 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗮 𝘂𝗻𝗮 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗽𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗻𝗲 𝗵𝗮 𝟯-𝟱-𝟭𝟬… 𝗺𝗮 𝟭𝟬𝟯!!!
Una storia di campo e di risultati che dice semplicemente che non c’è mai stato nessuno che ha saputo sedere e meritare di farlo, su questa panchina per quattro stagioni consecutive, mai. Un campo che ha dato risultati sportivi sotto gli occhi di tutti, GRAZIE a voi. GRAZIE a voi. Un nuovo ciclo iniziato da zero, mattone dopo mattone, con tanti giovani cresciuti in casa, numeri assurdi per anni, e una crescita totale, partiti da rifondazione totale in Promozione, e arrivati ad un rigore dal giocarsi addirittura l’accesso alla serie D. Assurdo.
Non voglio però parlare di questo. Questo lo sanno tutti. Lo hanno visto e ammirato tutti. Da fuori ci invidiavano, come sempre è stata la Sestrese a Genova. Chi c’è la ama per sempre, chi è fuori, la odia. Giusto così.
𝗜𝗼 𝘃𝗼𝗴𝗹𝗶𝗼 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗱𝗶 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲, 𝗣𝗘𝗥 𝗠𝗘, 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝘀𝗼𝘁𝘁𝗼𝘀𝗰𝗿𝗶𝘁𝘁𝗼, 𝗰’𝗲’ 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼., che tanti possono solo immaginare, ma che nessuno, a parte i miei ragazzi, il mio D.G. e il mio Presidente possono sapere.
𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼 𝗰’𝗲𝗿𝗮 𝗴𝗶𝗮̀ 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼. 𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼 𝗲𝗿𝗮 𝗹𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗶 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼, 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶𝘃𝗼. 𝗤𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼 𝗲’ 𝗱𝗲𝗹 𝗡𝗢𝗦𝗧𝗥𝗢 “𝗣𝗥𝗜𝗠𝗢 𝗚𝗜𝗢𝗥𝗡𝗢”.
Sestrese-Serra Riccò, esordio di Coppa, il vostro esordio su questa panchina gloriosa, pesante e meritata dopo un percorso meraviglioso per anni in giro per Genova, in cui avevate già toccato con mano – nelle giovanili – cosa significa la Sestrese e far parte della Sestrese, nel bene (storia, struttura, motivazioni) e nel male inevitabile (pressioni e tanto altro).
Il nostro primo giorno, ma soprattutto il mio primo giorno: a soli 35 anni io coronavo - già così presto – un sogno, grazie ad un presidente e un D.G. che mi conoscevano come un figlio. Un sogno arrivato per fiducia a priori ma, senza retorica lo dico, senza alcun merito già acquisito. Io, che l’Eccellenza la conoscevo e bene ma solo come “scrittore” e la Promozione da giocatore l’avevo solo assaggiata. Un ruolo, quello del Direttore Sportivo della mia Sestrese, casa mia dal lontano 1988, tutto da meritare, da costruire, da imparare.
𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼, 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼, 𝗲’ 𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗮𝘁𝗼 𝘂𝗻 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗻 𝗰𝘂𝗶, 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼, 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝘀𝗲𝗿𝗮 𝘀𝘂𝗹 𝗰𝗮𝗺𝗽𝗼, 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝗺𝗮𝘁𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗮𝗹 𝘁𝗲𝗹𝗲𝗳𝗼𝗻𝗼, 𝘀𝗶𝗲𝘁𝗲 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗶 𝘃𝗼𝗶 𝗮𝗱 𝗮𝗰𝗰𝗼𝗺𝗽𝗮𝗴𝗻𝗮𝗿𝗺𝗶 (insieme ad un D.G. immenso e un presidente paziente) passo dopo passo. A crescermi, ad insegnarmi, nei dettagli. A migliorarmi, a sottolinearmi anche come fanno i VERI AMICI – laddove possibile – gli errori, tanti, inevitabili.
𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝘀𝗶𝗲𝘁𝗲 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗶 𝘃𝗼𝗶 𝗮 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮𝗿𝗺𝗶. 𝗜𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗼 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝗺𝗶 𝗮𝘃𝗲𝘁𝗲 𝗱𝗮𝘁𝗼 𝗮 𝗽𝗿𝗶𝗼𝗿𝗶 𝗲𝗺𝗼𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶 𝗲 𝗳𝗶𝗱𝘂𝗰𝗶𝗮, 𝗺𝗮 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 - 𝗦𝗘𝗠𝗣𝗥𝗘 – 𝗺𝗶 𝗮𝘃𝗲𝘁𝗲 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝘀𝗶 𝘁𝗿𝗮𝘁𝘁𝗮𝗻𝗼 𝗶 𝗳𝗶𝗴𝗹𝗶, 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗺𝗶𝗰𝗶 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗶𝗻𝘁𝗶𝗺𝗶. 𝗨𝗻 𝗽𝗿𝗶𝘃𝗶𝗹𝗲𝗴𝗶𝗼, ma anche una notevole responsabilità per me, una responsabilità bella da sostenere quando – come avviene sempre nel calcio – le cose vanno bene, una responsabilità e una pressione non facile quando le cose non vanno proprio perfettamente. Eppure, in ogni momento, voi eravate lì, con me. Con presidente, vice, e D.G. A guidarmi in questo percorso, con massimo rispetto, di fatto, dietro i nostri ruoli: 𝗱𝘂𝗲 𝗮𝗺𝗶𝗰𝗶 𝗮 𝗴𝘂𝗶𝗱𝗮𝗿𝗺𝗶, 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗼. 𝗙𝗶𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝘂𝗹𝘁𝗶𝗺𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼.
𝗔𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗶𝘁𝗼, 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗼, 𝘁𝗮𝗻𝘁𝗶𝘀𝘀𝗶𝗺𝗼. Da quella domenica con mille persone a festeggiare con noi in una semifinale play-off, ad una vittoria di un campionato strameritato che il destino ha voluto farci festeggiare in modo anomalo, fino a quella splendida cavalcata dello scorso anno a dimostrare – con I NOSTRI RAGAZZI – che qualcuno si sbagliava in giudizi affrettati su di noi, tutti. E per finire, fino a 10 giorni fa, una notte indimenticabile, in cui sportivamente ci giocavamo tanto, ma che ci ha visto uniti emotivamente come mai prima.
𝗔𝗯𝗯𝗶𝗮𝗺𝗼 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗽𝗶𝗮𝗻𝘁𝗼 𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲, a Loano, come sul pulman di ritorno da qualche trasferta sciagurata, o in quella calda estate di due anni fa quando ci siamo ritrovati all’improvviso soli senza qualche amico, ma insieme abbiamo saputo soffrire e ripartire.
Mi avete guidato voi in questi quattro anni, sempre, mi avete dato tanto, molto più di quello che potete pensare. Per questo, io – – 𝗽𝗲𝗿 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝗻𝗲𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗿𝘂𝗼𝗹𝗼 𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶𝘃𝗼, 𝗺𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗿𝗲𝘀𝗽𝗼𝗻𝘀𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮̀ 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗮 𝗻𝗲𝗶 𝘃𝗼𝘀𝘁𝗿𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗶 𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗶𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗮𝗺𝗶𝗰𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗼𝗿𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗶𝗿𝗶𝗴𝗲𝗻𝘁𝗶 - già il pomeriggio della sconfitta con il Baiardo a gennaio scorso, avevo preso la mia decisione di fare 𝘂𝗻 𝗽𝗮𝘀𝘀𝗼 𝗶𝗻𝗱𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗹𝗮𝗱𝗱𝗼𝘃𝗲 𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮’ 𝗹’𝗮𝘃𝗲𝘀𝘀𝗲 𝗿𝗶𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼: una volta che la matematica ci avesse scongiurato l’ultimo posto, io sarei andato dal mio presidente, vice e d.g., per permettergli in serenità di decidere nell’immediato cosa fare del ruolo di Direttore Sportivo, per decidere in serenità e levare ognuno dall’imbarazzo verso un “uomo e un figlio di società”.
𝗡𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗺𝗺𝗲𝗱𝗶𝗮𝘁𝗼 𝗱𝗼𝗽𝗼 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝘁𝗮 𝗱𝗶 𝗱𝗼𝗺𝗲𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗵𝗼 𝗳𝗮𝘁𝘁𝗼, 𝗮 𝗺𝗼𝗱𝗼 𝗺𝗶𝗼 𝗲 𝗰𝗼𝗻 𝗶𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗰𝗮𝗿𝗮𝘁𝘁𝗲𝗿𝗲 𝗶𝘀𝘁𝗶𝗻𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗺𝗮 𝘃𝗲𝗿𝗼, 𝗾𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 (𝗲 𝗾𝘂𝗶 𝗺𝗶 𝗮𝗿𝗿𝗼𝗴𝗼 𝗹𝗮 𝗽𝗿𝗲𝘀𝘂𝗻𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗹𝗮𝗿𝗲 𝗮 𝗻𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝘁𝗿𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗽𝗮𝘂𝗿𝗮) 𝗜 𝗠𝗜𝗘𝗜 𝗥𝗔𝗚𝗔𝗭𝗭𝗜 𝗮𝘃𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲𝗿𝗼 𝘃𝗼𝗹𝘂𝘁𝗼 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝘂𝗻𝗼 𝗮𝗱 𝘂𝗻𝗼: Ruben, Fabio, Davide, Marco, Emanuele, tutti. 𝗖𝗵𝗶𝗲𝗱𝗲𝗿𝗲 𝘀𝗰𝘂𝘀𝗮 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗽𝗲𝗿𝗰𝗼𝗿𝘀𝗼 𝘀𝗽𝗼𝗿𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗱𝗶 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝘀𝘁𝗮𝗴𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗲 𝗳𝗮𝗿𝗲 𝘀𝗰𝗲𝗴𝗹𝗶𝗲𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀, 𝗺𝗮 𝘀𝗼𝗽𝗿𝗮𝘁𝘁𝘂𝘁𝘁𝗼 𝗦𝗖𝗨𝗦𝗔 𝗮 𝘃𝗼𝗶, 𝗽𝗲𝗿 𝗻𝗼𝗻 𝗮𝘃𝗲𝗿𝘃𝗶 𝘀𝗼𝘀𝘁𝗲𝗻𝘂𝘁𝗼 𝗰𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗼𝘃𝗲𝘃𝗮 𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗶 𝗺𝗲𝘀𝗶 𝗻𝗼𝗻 𝗳𝗮𝗰𝗶𝗹𝗶. 𝗔 𝘃𝗼𝗶.
𝗤𝘂𝗲𝗹𝗹𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗺𝗶 𝗮𝘃𝗲𝘁𝗲 𝗱𝗮𝘁𝗼, 𝗼𝗴𝗻𝗶 𝘀𝗶𝗻𝗴𝗼𝗹𝗼 𝗴𝗶𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗮 𝗽𝗮𝗿𝘁𝗶𝗿𝗲 𝗱𝗮 𝗾𝘂𝗲𝘀𝘁𝗮 𝗳𝗼𝘁𝗼, 𝗲’ 𝗹𝗮 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗽𝗶𝘂̀ 𝗯𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗶𝗹 𝗰𝗮𝗹𝗰𝗶𝗼 – 𝗶𝗻 𝗾𝘂𝗮𝗿𝗮𝗻𝘁’𝗮𝗻𝗻𝗶 – 𝗺𝗶 𝗵𝗮 𝗿𝗲𝗴𝗮𝗹𝗮𝘁𝗼.
Facile dire che non lo dimenticherò, la verità è che io sarò SEMPRE in debito con chi, come voi, ha saputo guidarmi, crescere e darmi fiducia e sostegno fino all’ultimo giorno. Io ho provato a fare altrettanto. Con il cuore, con umiltà, e anche con il mio carattere un po’ così ci ho provato e il percorso fatto insieme è stato bello e intenso, per tutti. E nessuno, dico nessuno, che non ha fatto parte di questa nostra storia, può capire cosa è stato – per me e per i miei ragazzi – questi quattro anni.
Un abbraccio sincero, personale, a Fabio, uomo fidato e dai valori umani immensi, a Daniele che nel suo nuovo percorso ha avuto la fortuna di essere accompagnato come me dal principio da due amici come voi, e al nostro PROF., ragazzo totalmente diverso da me a livello caratteriale per fortuna sua
, che non ho dubbi che presto, prestissimo, avrò il piacere di vedere in tv, dal mio divano, su qualche campo dove si fa calcio, quello vero, quello che merita.
Dalle prossime ore auguro il meglio a chi verrà su questa importante panchina, una persona che è legata alla storia di questa società, quella storia che avete voi due già scritto in una delle pagine – lunghe e intense – più belle. In bocca al lupo a chi da oggi verrà su questa panchina, con cui mi auguro da verdestellato vero di festeggiare ancora tanto e nuovamente.
Da adesso io lavorerò, come i miei ragazzi, ancora più intensamente anche per voi, che sarete i nostri primi tifosi.
Lavorerò in silenzio e nascosto – come giusto che sia – fino alla sera dell’8 maggio.
Ma questa è un’altra storia personale che inizia, e io invece qui, oggi, voglio solo dire che “𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗮𝗺𝗼𝗿𝗲 𝗻𝗼𝗻 𝘀𝗶 𝘀𝗰𝗼𝗿𝗱𝗮” 𝗲 𝗻𝗲𝗹 𝗺𝗶𝗼 𝗰𝘂𝗼𝗿𝗲 𝘃𝗲𝗿𝗱𝗲𝘀𝘁𝗲𝗹𝗹𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗶 𝘀𝗮𝗿𝗮𝗻𝗻𝗼 𝘀𝗲𝗺𝗽𝗿𝗲 𝗮𝗹 𝗽𝗿𝗶𝗺𝗼 𝗽𝗼𝘀𝘁𝗼 𝗱𝘂𝗲 𝗔𝗠𝗜𝗖𝗜 𝗩𝗘𝗥𝗜. 𝗖𝗼𝗺𝗲 𝘃𝗼𝗶.
𝙊𝙜𝙜𝙞, 𝙄𝙊, 𝙙𝙞𝙘𝙤 𝙂𝙍𝘼𝙕𝙄𝙀 𝙖 𝙫𝙤𝙞 𝙙𝙪𝙚, 𝙥𝙚𝙧 𝙦𝙪𝙚𝙡𝙡𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙖𝙫𝙚𝙩𝙚 𝙛𝙖𝙩𝙩𝙤 𝙘𝙤𝙣 𝙢𝙚.
𝘿𝙖 𝙦𝙪𝙚𝙡 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙤 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙤 𝙜𝙞𝙤𝙧𝙣𝙤, 𝙛𝙞𝙣𝙤 𝙖𝙡𝙡’𝙪𝙡𝙩𝙞𝙢𝙤 𝙣𝙤𝙨𝙩𝙧𝙤 𝙜𝙞𝙤𝙧𝙣𝙤.
𝙂𝙍𝘼𝙕𝙄𝙀 𝙈𝘼𝙎𝙎𝙄𝙈𝙊, 𝙂𝙍𝘼𝙕𝙄𝙀 𝘾𝙊𝙍𝙍𝘼𝘿𝙊.
𝘼𝙢𝙞𝙘𝙞 𝙫𝙚𝙧𝙞, 𝙨𝙞𝙣𝙘𝙚𝙧𝙞, 𝙚 𝙖𝙡𝙡𝙚𝙣𝙖𝙩𝙤𝙧𝙞 𝙙𝙞 𝙘𝙖𝙡𝙘𝙞𝙤 𝙞𝙢𝙢𝙚𝙣𝙨𝙞.
𝑰𝒍 𝑽𝒐𝒔𝒕𝒓𝒐 𝑫.𝑺.,
𝒑𝒆𝒓 𝒔𝒆𝒎𝒑𝒓𝒆.
𝑨𝒏𝒅𝒓𝒆𝒂