Pubblichiamo la relazione di Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp, al Consiglio nazionale Uisp che si è riunito oggi a Bologna, presso lo Zanhotel Europa:
"Care Consigliere, Cari Consiglieri, Dirigenti, per la prima volta, nel nostro Paese, mai così pochi elettori si sono recati alle urne da quando si vota per il Parlamento europeo. Il dato del 49,69% di votanti, registrato nella tornata dell’8 e 9 giugno scorsi, rappresenta inoltre il tasso di partecipazione al voto più basso dell’intera storia repubblicana, nonostante in 3715 comuni si votasse anche per le Amministrative.
I votanti sono stati quindi meno di uno su due. Nei 105 comuni con più di 15 mila abitanti, chiamati poi due settimane dopo ad eleggere i propri sindaci al secondo turno delle amministrative, l’affluenza di voto al ballottaggio si è fermata al 47,71 %. Il vero protagonista è stato quindi l’astensionismo, frutto evidentemente della percezione di istituzioni troppo lontane, soprattutto di una Europa troppo lontana, di una grande disaffezione dei cittadini verso la politica, verso il sistema dei partiti, e quindi di una profonda crisi della rappresentanza.
Cittadini lontani dalla consapevolezza della straordinaria e fondamentale importanza, invece, del proprio diritto nonché dovere, per influenzare il futuro dell’Europa e delle nostre città, per rispettare e rinnovare quella conquista di civiltà ottenuta grazie all'impegno e alla lotta di uomini e donne che, anche con il proprio sacrificio, ci hanno garantito libertà e quei diritti costituzionali che oggi, come non mai, dobbiamo contribuire a difendere e rilanciare.
Le colpe non credo però possano essere soltanto addebitate, con una lettura superficiale e sin retorica, su chi non si è recato ai seggi. È evidente come ormai da anni sia calato via via sempre più l’interessamento alla cosa pubblica, legato alla convinzione di non poter più esercitare un potere di orientamento nei confronti delle scelte da far assumere a coloro che ne hanno le responsabilità politiche e amministrative.
Si palesa ormai anche una difficoltà pesante sull’accessibilità allo strumento voto, al tema delle persone che si trovano a vivere, ad esempio per lavoro o per studio, lontane dalla propria residenza, c’è un dato di astensione sempre più legato alle zone che soffrono maggiormente in termini economici e sociali, che si evidenzia tra Nord e Sud ma anche tra centri urbani, periferie, aree interne, a partire dalle disuguaglianze di reddito.
Questi sono alcuni dei punti nodali su cui la “Politica”, le istituzioni, a tutti i livelli, dovrebbero concentrare analisi e, soprattutto, possibili concrete soluzioni. E perché non guardare con attenzione proprio al terzo settore quale ambito generatore di cittadinanza attiva e partecipazione democratica?
Terzo settore al centro, quindi, con una Uisp che si impegna proprio per difendere e rilanciare il ruolo della rappresentanza democratica, per chiedere e pretendere trasparenza, legalità, capacità di rappresentare valori e bisogni, da trasformare in programmi, politiche, atti di governo, a tutti i livelli, nel pieno interesse di cittadini e cittadine, contrastando differenze e disuguaglianze, povertà, contro ogni discriminazione, per la salute, per l’interculturalità, per l’ambiente.
I risultati dell’Osservatorio congiunto tra l’Istituto di ricerche demoscopiche Ipsos e Polidemos, il Centro per lo studio della democrazia e dei mutamenti politici dell’Università Cattolicadi Milano, sullo stato della democrazia, pubblicati giovedì, evidenziano come gli italiani siano pesantemente sfiduciati e stanchi della politica, con sentimenti di distanza sino a di vera e propria contrarietà, con una politica accusata di “parlare tanto ma di fare poco”, o di avere degli interessi in contrasto con il benessere della gente comune.
L’indagine evidenzia però, in maniera netta, anche elementi positivi. Anche se il clima sociale è caratterizzato da generale sfiducia e sentimenti di antipolitica, gli italiani continuano a mostrarsi consapevoli dell’importanza delle istituzioni democratiche e di alcuni elementi fondamentali come lo stato di diritto, la libertà di espressione, il ruolo dei corpi intermedi e di procedure decisionali collegiali, senza cadere nella tentazione di “scorciatoie” autoritarie.
Credo di poter affermare che la nostra cara Uisp stia continuando ad essere corpo intermedio protagonista di un percorso per cui ogni giorno siamo impegnati, tutti, nessuno escluso, a tenere barra dritta sul promuovere diritti e opportunità, partecipazione e democrazia, e sul realizzare gli impegni assunti al Congresso e rilanciati nell’Assemblea di Tivoli.
L’Uisp c’è.
L’Uisp c’è, ogni giorno, al netto di criticità e difficoltà, che non nascondiamo e con cui ci misuriamo; c’è nei nostri comitati, nelle piccole e nelle grandi iniziative, di ogni tipo, in tutte quelle attività di interesse generale svolte “per il perseguimento di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale”.
C’è, attraverso i settori di attività, nelle varie discipline, nelle manifestazioni, nei campionati e nei tornei, nella formazione, nella transizione digitale, nelle consulenze, nei servizi, nelle politiche, nei progetti, nazionali e internazionali, nella comunicazione, nei percorsi di salvaguardia e contrasto ad abusi e discriminazioni.
C’è nel rapporto con e nelle associazioni e società sportive affiliate, c’è con le istituzioni, i portatori di interesse, nelle reti sociali che contribuiamo ad animare.
C’è, restando al periodo che è intercorso dall’ultimo Consiglio nazionale ad oggi, nelle straordinarie attività di una primavera e di un inizio di estate di sportpertutti che, dal territorio agli appuntamenti nazionali, ha messo e continua a mettere in movimento centinaia di migliaia di persone.
Ogni giorno siamo chiamati a tradurre in campo, con coerenza, i nostri valori, le nostre buone pratiche, il nostro capitale umano e relazionale, il nostro impianto culturale, contribuendo attivamente alla tenuta e al welfare del Paese, al bene comune. Vogliamo essere sempre più un punto di riferimento credibile, un pezzo della parte buona e bella del Paese, lo vogliamo essere, lo dobbiamo essere, misurandoci in prima persona, continuando a cogliere sempre più convintamente le sfide sul terreno dell’amministrazione condivisa, della trasparenza e della rendicontazione sociale.
All’interno di questa cornice, vorrei provare a mettere a disposizione alcune riflessioni che mi auguro ci possano aiutare. Riflessioni che credo assumano una particolare importanza in questo delicato periodo storico. Mi riferisco ad alcuni recenti momenti significativi che hanno segnato la discussione ed il confronto sviluppatisi nell’Assemblea nazionale del Forum del Terzo Settore e in quella del Forum Disuguaglianze Diversità.
Alcuni sociologi, economisti, rappresentanti del terzo settore(tra cui persone del calibro di Aldo Bonomi, Carlo Vittadini, Carlo Borgomeo, Fabrizio Barca), hanno esaminato la crisi dell’idea di cittadinanza fondata sui diritti fondamentali, che ha portato alla delegittimazione dei sistemi di welfare, alla demolizione del ruolo delle politiche pubbliche,determinando non solo l’indebolimento dei legami e del patto sociale che poggiavano sulla solidarietà tra persone ma disuguaglianze di diverso genere e crisi della rappresentanza.
Nello stesso tempo si sono posti la domanda di come i corpi intermedi possono rilanciare l’idea che invece la società esiste, che nessuno si salva da solo, che si è ormai chiusa la fase “dell’uno vale uno” e che solo un’idea di partecipazione collettiva alla cosa pubblica può creare i presupposti perché nessuno debba rimanere indietro.
Alla fine del secolo scorso e nei primi vent’anni del Ventunesimo è stata forte la spinta politica ed economico-finanziaria che metteva al centro la cancellazione della società, della comunità, della forza collettiva, a favore di un individualismo sfrenato capace di assicurare prosperità ed equa distribuzione.
Soprattutto negli anni ’80 del secolo scorso si è sviluppata in economia l’idea che era necessario ridurre l’intervento pubblico e la spesa sociale per favorire la concentrazione della ricchezza privata. Si è teorizzato che togliere il ruolo di guida e di governo dell’economia allo Stato, lasciando liberi i mercati di operare, avrebbe creato una sorta di meccanismo a cascata verso il basso di redistribuzione della ricchezza così prodotta.
Nei più recenti rapporti sulla situazione sociale del Paese, il Censis vede invece gli italiani e le italiane sviluppare una sorta di reazione all’esaltazione dell’ascesa individuale e del consumismo smodato. I Rapporti parlano di una sorta di sentimento malinconico del carattere degli italiani che corrisponderebbe ad una sorta di presa di coscienza e di abbandono del dominio dell’io sugli eventi del mondo, che è costretto a confrontarsi con i propri limiti di fronte alla complessità degli eventi.
Tuttavia, l’esperienza della pandemia, la successiva crisi energetica ed il peggioramento di quella climatica, rimettono prepotentemente sulla scena parole e pratiche di cooperazione, di condivisione, di visione di futuro e un orizzonte comuni.
Ci si è resi conto che tutto ciò che si era teorizzato non solo non si è verificato ma soprattutto si sono allargati i divari territoriali, sono aumentate le disuguaglianze, con conseguente crisi di partecipazione e scollamento sempre più accentuato di ampi strati di popolazione a rischio di deriva verso le soglie della vulnerabilità o della povertà assoluta o relativa che sia.
Insomma, è stato colto un tema centrale che oggi più che mai, soprattutto alla luce delle recenti riforme legislative, mette la Uisp di fronte ad una nuova sfida, ad un nuovo protagonismo sociale: ridare forza e vigore alle forme di autorganizzazione delle persone, ai corpi intermedi, alle esperienze collettive che possono, anzi devono alimentare nuove forme di economia sociale, di partecipazione democratica alla cosa pubblica per rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’uguaglianza, impedendo il pieno sviluppo della persona umana, come recita la nostra Costituzione.
E noi dobbiamo fare questo continuando ad investire nel rendere sempre più robusta la rete associativa nazionale, trovando forme nuove e dinamiche di coinvolgimento delle nostre realtà associative e dei soci di tutte le età, dei genitori dei più giovani, delle famiglie.
Dobbiamo assumere un ruolo sempre più proattivo nei confronti delle comunità e delle istituzioni che ci porti a sperimentare forme rinnovate di coinvolgimento, che possano avvertire i bisogni emergenti non solo di attività sportiva e fisica, ma soprattutto di socialità, di benessere, di qualità della vita, di progettazione, di sostenibilità, di inclusione, di volontariato.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite continua ad essere la bussola che deve orientare la nostra visione, attraverso la promozione di un modello di sviluppo sostenibile basato su un approccio integrato rispetto alla salvaguardia delle risorse ambientali, sociali ed economiche. La transizione sportiva, come l’abbiamo declinata, si pone l’obiettivo di emancipare lo sport e trasformarlo in vero diritto, considerato anche il riconoscimento introdotto dall’articolo 33 della Costituzione.
Nel 2050 tutti i principali studi sui flussi demografici danno oltre il 70% della popolazione mondiale alloggiata nelle città e l’Italia non è da meno rispetto a tale tendenza. Ciò vuol dire che sarà sempre più presente il rischio di fratture tra centro e periferie che potrà produrre pesantissimi divari nell’accesso allo spazio fisico della città, ai servizi essenziali, all’informazione. E che potrà colpire non solo i segmenti marginali della popolazione, poveri e vulnerabili, ma anche coloro che oggi registrano una minima certezza economica, gli abitanti delle zone rurali e di quelle urbane.
Intanto è arrivato il definitivo sì al disegno di legge sull’autonomia differenziata, che permetterà alle regioni con un residuo fiscale positivo, che cioè ricevono in spesa pubblica meno di quanto versa in tasse, di trattenere parte di queste risorse per gestire in autonomia una serie di funzioni finora in capo allo Stato. La riforma riguarda ben 23 materie tra cui istruzione, sanità, ambiente, energia, trasporti, sport, cultura. Il testo di legge si concentra sulle procedure per stipulare le intese tra Governo e Regioni, mentre rimanda a un futuro indefinito la decisione sulle modalità di finanziamento dei Lep, i livelli essenziali delle prestazioni, le soglie minime di servizi che devono essere garantite su tutto il territorio nazionale, presupposto fondamentale per un sistema di welfare realmente inclusivo e universalistico, fondato sul riconoscimento di diritti e pari opportunità per tutte le persone.
La legge sull’autonomia differenziata non potrà che aumentare ancora le disuguaglianze tra i territori più ricchi e quelli che stanno più indietro, tra Nord e Meridione d’Italia.
Il futuro, a partire già da quello più prossimo, presenterà quindi delle complessità verso le quali non possiamo sorvolare, complessità che senza dubbio avranno ricadute anche sul nostro modo di immaginare e costruire l’offerta sportiva e di benessere psicofisico alle persone, sul nostro modo di saper gestire gli impianti sportivi, lo spazio pubblico, i luoghi della pratica complessivamente intesi. Sarà allora utile capire che tipo di strategie mettere in campo per garantire il diritto pieno di cittadinanza allo sport per tutti e tutte nel nostro Paese e soprattutto verso periferie e aree interne.
Sarà allora utile, direi fondamentale, procedere nei prossimi mesi, che tra l’altro ci condurranno ai Congressi, Territoriali, Regionali e Nazionale, nella direzione che abbiamo intrapreso da tempo e rafforzato in questo mandato: essere compiutamente una forza sociale che promuove e genera cambiamento, provando a modificare un senso comune che vede ancora oggi le risorse e la piena rappresentanza concentrate nelle mani di pochi rispetto a ciò che, nonostante la pandemia, si registra come crescita dei tanti. Federazioni da una parte e la promozione sociale dello sport dall’altra.
Dobbiamo agire partendo dalle analisi della pratica, dalle tendenze, dalla lettura dei dati, per promuovere attività che intercettano novità, contaminazioni e, soprattutto, politiche pubbliche. Il nostro costante e faticoso impegno nelle istituzioni, nelle reti sociali dove esercitiamo la rappresentanza, le forme sperimentate attraverso, solo a titolo esemplificativo, progetti come SportPerTutti e Sport Civico, azioni trasversali di innovazione e rigenerazione, gli studi fatti insieme allo Svimez, il Bilancio sociale insieme alla Scuola superiore Sant’Anna, la capacità organizzativa e di gestione delle nostre risorse interne mostrata fino ad oggi, l’esperienza vissuta nel collaborare al parere d’iniziativa del Comitato Economico Sociale Europeo, ci dicono che la strada intrapresa rende evidente la nostra coerenza e, al tempo stesso, la nostra forza.
E proprio il nostro percorso con il CESE è stato decisivo nell’aprire la strada al Piano di lavoro dell'Unione Europea per lo sport (1º luglio 2024 – 31 dicembre 2027), approvato dal Consiglio "Istruzione, gioventù, cultura e sport" nella sessione del 13 e 14 maggio 2024. Al punto 15 della Strategia appena validata sono definiti gli obiettivi guida che, con particolare riferimento al rafforzamento della resilienza del settore dello sport nei confronti delle sfide e crisi future, alla luce dell'esperienza della pandemia di covid-19, dimostrano lo stretto nesso con il parere CESE.
La stagione che stiamo vivendo è senza dubbio un periodo di grande impegno, risultati e accelerazioni.
Secondo gli ultimi dati analizzati in Giunta, l’Uisp dimostra di essere una grande rete associativa nazionale sia perché torna a crescere in merito ai volumi complessivi di attività, che tornano a superare la considerevole cifra di 60 milioni di euro, come in epoca prepandemica, sia perché riesce ad assicurare supporto, accompagnamento e autocontrollo, nel rapporto con i Comitati Regionali e le fondamentali funzioni degli Organi di controllo, sull’intera rete nazionale.
È stato fatto un importante lavoro di raccolta ed elaborazione dei dati, a disposizione dei Comitati Regionali, che incrociano bilanci, consistenza sul territorio e volume di attività realizzate e rendicontate, un lavoro che si incardina nei compiti di vigilanza assegnati alla Giunta dallo Statuto e che necessita di una sempre maggiore convinta condivisione di tutta l’Associazione, per raggiungere la massima trasparenza, la massima responsabilità.
L’obbligo alla trasparenza è un dovere normativo, ma, prima ancora – come abbiamo avuto modo di sottolineare in più occasioni - un valore e un impegno fondante dell’Uisp, radicato nella nostra ragion d’essere. Davanti a noi abbiamo margini di miglioramento; dobbiamo sempre tener presente la reputazione dell’Uisp come patrimonio collettivo e la valutazione d’impatto come preciso dovere nei confronti di associati, istituzioni e portatori di interesse, che imparano a conoscere e a fidarsi dell’Uisp anche attraverso questi strumenti e queste opportunità di lettura.
Una grande forza, quella dell’Uisp, che trova fondamento nelle competenze, nelle passioni, nelle disponibilità, nei contenuti e, non da ultimo, nei numeri della consistenza della nostra rete associativa. Accanto al livello Nazionale, i nostri 116 Comitati Territoriali, i 19 Comitati Regionali, e, alla data di oggi, 29 giugno 2024, i nostri 968.295 soci, le nostre 11.914 associazioni e società sportive affiliate (numeri veri! codici fiscali univoci, senza “doppie tessere” o “tesseramenti giornalieri” come invece probabilmente qualche altro Organismo conteggia), che ci proietta, a breve, a tornare superare il muro del milione di associati.
Grazie, grazie di cuore a tutte e a tutti, nessuno escluso. Da questo Consiglio nazionale sino al più piccolo dei nostri Comitati.
Mi sia permesso un ringraziamento particolare a tutto il personale dipendente, ai collaboratori, all’intero staff “del Nazionale” di Roma.
È trascorso ormai più di anno da quel terribile incendio. Tredici mesi di profondi disagi, per lavoratrici e lavoratori ma anche per le loro famiglie. Tredici mesi pesanti che non hanno però avuto alcuna ricaduta negativa sull’associazione.
Finalmente, possiamo dire oggi che nel prossimo mese di settembre ritorneremo nella rinnovata sede, seppur ancora parzialmente, di via Franchellucci.
Nel frattempo, prosegue senza sosta alcuna, l’esercizio del nostro dovere di rappresentanza, di partecipazione e di presenza attiva a tutti i tavoli istituzionali.
Non si ferma l’impegno per accompagnare la messa a terra delle riforme legislative di riferimento, quella del sistema sportivo e quella del terzo settore.
Un percorso che prosegue, come sappiamo, tra luci ed ombre.
Restando all’attualità di questi ultimi giorni, in attesa della sua pubblicazione in Gazzetta ufficiale, abbiamo accolto con grande positività il via libero definitivo, da parte del Senato, del Decreto legge c.d. “Semplificazioni” sul terzo settore. Ci abbiamo lavorato molto come Forum, ne siamo stati parte attiva anche come Uisp, sia negli organismi che nei tavoli tecnici, con una buona disponibilità del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, con l’obiettivo di raggiungere una prima parte di agevolazioni amministrative e gestionali molto importanti soprattutto per gli enti più piccoli. Si tratta di importanti modifiche che coinvolgono diversi ambiti, tra cui attività diverse e sponsorizzazioni, personalità giuridica, bilancio, possibilità di delega nel Runts, rapporti di lavoro e tanto altro ancora.
Una luce, sicuramente, accanto all’ombra, già ampiamente denunciata, data da alcune disposizioni del nuovo Decreto legge in materia di sport, 71/2024, ora nel vivo dell’iter di conversione alla Camera dei deputati, e che causa un insostenibile arretramento sul piano dell’armonizzazione, faticosamente raggiunta dopo anni, tra riforma del terzo settore e riforma dello sport.
Nell’audizione parlamentare che ho sostenuto presso la VII Commissione della Camera, abbiamo evidenziato, depositando anche una corposa memoria, la necessità che il Parlamento rimetta sui giusti binari alcuni articoli del disegno di legge, che ha appunto bisogno di modifiche e di indispensabili chiarimenti in merito al complesso della normativa.
Ancora una volta, posizioni che abbiamo condiviso con le rappresentanze e le funzioni del Forum Terzo Settore, che ha anche validato le nostre proposte emendative, messe a disposizione delle forze parlamentari.
Rammarica, anzi, preoccupa e non poco, l’essere stati l’unica organizzazione nazionale di promozione sociale e sportiva ad aver evidenziato questo enorme problema.
Mentre si continua ad attendere il giudizio europeo sul regime fiscale previsto dal Codice del Terzo Settore, che potrebbe arrivare dopo l’estate, prosegue poi il nostro impegno sulla “questione Iva”. Nelle prossime settimane lavoreremo nel Forum con il Ministero dell’Economia e Finanza, che si è reso disponibile a confrontarsi per ricercare una intesa che tuteli tutti quelli enti non commerciali, a partire da quelli più piccoli, che a partire dal prossimo 1° gennaio, in assenza di interventi normativi, dovranno sostenere un pesante aggravio burocratico e amministrativo per l’apertura della partita Iva, pur rimanendo esenti dall’imposta e, dunque, senza che si generino tra l’altro entrate per le casse dello Stato.
Lo scorso 18 giugno, al Foro Italico, si è poi tenuta la riunione tra presidenti Federazioni ed Enti di Promozione sportiva: è stato un incontro positivo, il presidente del Coni Giovanni Malagò si è fatto garante di fissare alcuni principi nel rapporto tra gli Organismi sportivi nazionali. Staremo a vedere. Nel corso dell’incontro è arrivata una critica specifica ad alcuni EPS sui cosiddetti ‘secondi livelli associativi’: il tema, che l’Uisp da anni denuncia, sembra essere definitivamente aperto, insieme a quelli dei cosiddetti brevettifici e tesserifici.
Ho aggiunto altri riferimenti critici che ribadiamo ad ogni occasione, come quello sulla tutela sanitaria relativamente al Decreto Balduzzi per le attività ludico-motorie.
L’8 luglio si terrà invece un nuovo incontro dei presidenti degli Enti di Promozione sportiva con il ministro per lo Sport e i Giovani Andrea Abodi sul tema di un istituendo Codice Etico, un codice di comportamento degli EPS: si tratterà di una ulteriore occasione importante per un confronto su varie tematiche con l'Autorità di governo.
Nel Consiglio nazionale di oggi affrontiamo, tra gli altri, Norme, procedure e costi del tesseramento della prossima stagione sportiva, il Bilancio preventivo 2024-2025, e la proposta di modifica di alcuni articoli del Regolamento Nazionale riguardanti principalmente la competenza territoriale, il Congresso e il Consiglio, per semplificare le norme di riferimento, per una loro maggiore chiarezza e per evitare eventuali dubbi interpretativi.
A settembre, poi, come anticipato e condiviso nel corso della riunione di Giunta e Conferenza dei Presidenti Regionali tenutasi il 25 maggio, il Consiglio che convocherà il Congresso nazionale, che si svolgerà nella sua naturale collocazione di marzo 2025.
Oggi presentiamo un importante Bilancio di previsione, fondamentale per poter programmare le attività per la prossima stagione 2024/2025, un bilancio costruito grazie ad un attento quotidiano monitoraggio dell’andamento economico-finanziario del corrente esercizio.
Un progetto di bilancio di previsione prudenziale, che vuole valorizzare occasioni di crescita, puntare su innovazioni, consolidare trasparenza e condivisione all’interno di un cambiamento culturale che vede nei documenti contabili le prospettive strategiche dell’intera associazione.
Nel frattempo si è completata nei giorni scorsi la revisione dei bilanci dell’Uisp Nazionale per gli esercizi 2021/2022 e 2022/2023 da parte dei professionisti incaricati di EY, senza che ci sia stato mosso alcun rilievo. Si tratta di un risultato importante, in termini di credibilità e di consolidamento della reputazione dell’Uisp.
La società EY, precedentemente conosciuta come Ernst & Young, è uno tra i principali network a livello mondiale di revisione contabile e fiscale, che sta procedendo alla revisione dei bilanci dell’Uisp, nel percorso avviato da Sport e Salute SpA nei confronti di tutti gli Enti di Promozione sportiva.
Anche in questa occasione, dobbiamo ricordare il difficilissimo contesto internazionale nel quale ci muoviamo, le nomine europee, il duello per la presidenza degli Stati Uniti, le tante guerre in corso, a partire dal conflitto in Ucraina, le stragi di migranti nel Mar Mediterraneo che continuano a ripetersi.
A questo si aggiungono i drammi delle morti sul lavoro, una drammatica contabilità che nel nostro Paese si aggiorna ora dopo ora. Per questo abbiamo aderito alla manifestazione nazionale promossa dalla CGIL per il prossimo 6 luglio a Latina, dopo i gravissimi fatti che hanno visto la drammatica e brutale morte di Satnam Singh, per ribadire ancora una volta la lotta contro il sistema del caporalato, dello sfruttamento nei campi e dell’irregolarità in cui sono relegati migliaia di migranti che arrivano nel nostro Paese in cerca di una dannata speranza.
Dall’Italia alla Palestina, dove, nonostante le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, le richieste della Corte Internazionale di Giustizia, le pressioni e negoziati di governi, di stati e di autorità religiose, ancora non si è ancora arrivati al cessate il fuoco. La conta dei morti continua ogni giorno, da otto mesi.
Gli oltre due milioni di palestinesi che vivono nella Striscia di Gaza sono vittime di un assedio e di bombardamenti continui, in fuga da un campo profughi all’altro, privati pure dell’assistenza umanitaria.
Una violenza ed una vendetta cieca che non salva neppure gli ostaggi del 7 ottobre e che oramai si è estesa in ogni parte e confine di Israele e della Cisgiordania. In ogni famiglia di entrambe le comunità non resta che uno scenario di sole macerie, lutti, lacerazioni e muore la speranza di una soluzione politica del conflitto. Non possiamo quindi che continuare a stare al fianco della Rete Italiana Pace e Disarmo, insieme ad altre decine di organizzazioni di terzo settore, questa volta per aderire e dare sostenere l’appello che convoca la manifestazione “The time is now” – Il tempo è ora, che si terrà lunedì prossimo, 1° luglio a Tel Aviv.
Una grande mobilitazione per dire no alla guerra, per la fine del conflitto e per un nuovo accordo di pace. “Una risoluzione politica del conflitto che garantisca i diritti di entrambi i popoli all’autodeterminazione, alla sicurezza, alla dignità e alla libertà” si legge nell’appello sottoscritto da oltre 50 associazioni israeliane ed associazioni miste, composte da ebrei, arabi, israeliani, palestinesi, uniti da un obiettivo comune: pace, sicurezza e rispetto reciproco.
Occorre riprendere in mano la pace, ricostruire un grande fronte internazionale di società civile al fianco di israeliani e palestinesi uniti contro la guerra e per la pace giusta, capace di rompere le barriere e gli ostacoli che impediscono di lavorare insieme. Uniti dal reciproco rispetto, dal riconoscimento del diritto dell’altro di esistere in pace ed in sicurezza, con uguali diritti.
Insieme per obiettivi condivisi: il Cessate il fuoco, la liberazione degli ostaggi e dei prigionieri, il riconoscimento dello stato di Palestina nei confini del 1967, la fine dell’occupazione, l’applicazione delle risoluzioni delle Nazioni Unite, del diritto internazionale ed umanitario.
La speranza che questa iniziativa apra la strada alla ricomposizione del movimento per la pace in Palestina ed in Israele per costruire, l’alternativa ad una politica xenofoba, razzista, fanatica, capace solo di seminare odio, negare diritti e libertà.
È giunto il momento che le ragioni si incontrino.
E i venti di guerra spirano, insieme a crisi internazionali sempre più marcate, sulle ormai imminenti Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi. Ad un mese dall’inizio dei Giochi, il nostro Ufficio stampa ha raggiunto, per una ampia intervista che leggeremo, divisa in tre parti, su Uispress (e a cui rimando), Patrick Clastres, uno dei massimi studiosi mondiali dello sport.
Il prof. Clastres, docente all’Università di Losanna, città, tra l'altro, sede del Cio, ci regala una profonda analisi del fenomeno olimpico che fa fatica a stare al passo con i tempi, con un Comitato internazionale olimpico che fatica a democratizzarsi, con tanta strada ancora da percorrere sul terreno del rispetto dei diritti umani, della sostenibilità, a partire da quella ambientale.
Sullo sfondo, considerato anche che si terranno in Italia, le Olimpiadi invernali Milano Cortina, con la campagna internazionale di monitoraggio civico “Open Olympics. Vogliamo i Giochi invernali Milano Cortina trasparenti, legali, rendicontabili”. Tra i promotori anche la nostra rete di Libera, Associazione, nomi e numeri contro le mafie, che ha lanciato un forte appello a tutti i soggetti coinvolti, dal Cio al Coni, dalla Fondazione Milano Cortina al Governo italiano, affinché garantiscano piena trasparenza, legalità e rendicontabilità, per avere la certezza di un utilizzo responsabile delle risorse, al fine di valutare adeguatamente l’impatto sulle vite dei cittadini e sull’ambiente, assicurandosi che nessuna delle risorse impiegate si disperda in opacità o inefficienza, scoraggiando qualunque volontà di infiltrazione criminale, di stampo mafioso o corruttivo, garantendo che vengano evitate spese inutili e la salvaguardia del bene comune.
Concludo. In questa fase storica che stiamo attraversando, così dopo i Movimenti Coraggiosi, Capovolgere il futuro, Giro di Boa, Marcare la meta, Accelerare la transizione, la prossima stagione non potrà che essere quella dell’“Immagina”.
Una Uisp che, sempre con “Piedi ben piantati per terra e testa alta”, guarda avanti, prova collettivamente ad immaginare una Uisp del futuro, una casa sempre più aperta, generosa e accogliente, contribuendo così, con ambizione ma soprattutto con profonda responsabilità civica, ad immaginare il futuro delle nostre comunità.
Uno spazio sempre più aperto, che possa superare confini e muri, per non fare restare indietro nessuno, per la convivenza civile, per la pace.
Immagina… Imagine…
Perché come ci ha insegnato John Lennon, se tutti immaginiamo un mondo migliore, sarà più facile raggiungere un mondo migliore.
Un impegno preciso, affrontando come sempre sino in fondo le sfide, lo dobbiamo soprattutto ai nostri giovani. Sempre avanti, c’è bisogno di tutte e tutti NOI!” (di Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp)