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Seconda categoria | 02 luglio 2024, 17:16

CASELLESE Le riflessioni del DG Mauro Cinacchio sulla questione playoff

Riceviamo e pubblichiamo le considerazioni del dirigente valligiano

CASELLESE Le riflessioni del DG Mauro Cinacchio sulla questione playoff

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Ho letto ed ascoltato interventi, notizie e pareri diversi circa il problema del passaggio alla prima categoria delle società di seconda che hanno disputato (e vinto) i play off, e francamente le diverse posizioni, soprattutto quella del comitato regionale della FIGC, mi lasciano molto perplesso, giusto per usare un eufemismo.

Tutto nasce dalla decisione di ridurre a 64 le squadre di prima categoria, il cui effetto immediato è stato di azzerare i posti disponibili per le squadre provenienti dai play off. Prima considerazione: non era il caso di gradualizzare il processo, ad esempio prevedendo gironi a 17 squadre? Tanto più che in condizioni standard (la seconda classificata di eccellenza che non sale e nessuna squadra che non si iscrive) sarebbe stato necessario almeno un girone a 17 squadre: basta fare due conti due. Ripeto, condizioni standard, cioè quelle che DEVONO essere considerate nel momento in cui si introduce una norma.

L’altra grande perplessità (sempre un eufemismo) sorge valutando i criteri con cui vengono definite le priorità di selezione. Il primo criterio è la posizione in classifica nella stagione regolare. Ma vivaddio, questa è già stata presa in ampia considerazione nell’esecuzione dei play off, costringendo la squadra peggio classificata a giocare fuoricasa con un solo risultato utile su tre. Se siamo primi è perché questo handicap è già stato affrontato e superato. Definire illogica ed antisportiva una norma che lo ripropone è un eufemismo. Il secondo criterio è rappresentato dalla valutazione della media punti in competizioni sostanzialmente spesso diverse, per composizione numero di squadre. Lungi da me pensare che il merito di chi ha disputato meno partite sia inferiore, non ci sono elementi oggettivi per sostenerlo o per sostenere il contrario, e la mancanza di elementi oggettivi è già di per se sintomo che il criterio non sia opportuno.

E’ vero che si tratta degli stessi criteri che venivano utilizzati gli anni precedenti, ma si trattava di criteri di fatto ininfluenti, dato che quattro squadre su sei passavano “in automatico” e le altre due, visto che ogni anno ci sono purtroppo squadre che lasciano la categoria, venivano sempre “ripescate”. Lo scorso anno ne sono state ripescate quattro. Non sarebbe stato più intelligente, visto che il contesto è cambiato, introdurre una ulteriore competizione fra le sei vincenti? Servivano 3 partite a testa, una decina di giorni forse meno, per definire le priorità sulla base di un effettivo merito sportivo, acquisito sul campo. Le regole devono essere adeguate al contesto, non viceversa.

In ultimo poi, ed è la cosa meno accettabile, è vedere che squadre che attraverso “fusioni” rimediano a retrocessioni maturate sul campo, o riescono a partire subito da categorie superiori anziche dall’ultima, come prevede in ambito dilettantistico la norma. Beninteso, che la società A e la società B decidano di fondersi è più che legittimo, è poi chiaro e comprensibile che se la società A è in difficoltà, e la società B ha risorse per venire in soccorso e consentire di proseguire l’attività è positivo. Ma se il titolo sportivo è di A che si iscriva A, non B. Perché nella stragrande maggioranza dei casi queste non sono fusioni, ma mere operazioni economiche che trasferiscono il titolo sportivo ad una società che non ne avrebbe diritto. Con buona pace del merito sportivo, del risultato del campo, cioè di tutti quei valori che la FIGC dovrebbe perseguire e tutelare.

Che dire, non ci resta che aspettare gli eventi, cioè sperare che altre società siano in difficoltà e rinuncino all’iscrizione, tutto molto triste. Oppure sperare che la FIGC prenda atto della situazione e intervenga: le strade percorribili sono diverse, come detto.

In ultimo grazie ancora per il vostro lavoro, siete indispensabili

Mauro Cinacchio, DG Casellese

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