Calcio giovanile - 25 gennaio 2019, 20:16

Athletic Club, la "mission" di Marino De Filippi: "Non dobbiamo pensare a piccoli calciatori, ma a bambini che giocano"

Il responsabile della Scuola Calcio insiste su un concetto: "Dai 5 ai 10 anni dobbiamo trasmettere serenità ai nostri bambini, e se noi istruttori per primi allentiamo la tensione, per osmosi la tranquillità si trasmette alle gradinate dove troppo spesso i genitori pensano di aver in casa il Campione e non un semplice bimbo che si diverte"

Athletic Club, la "mission" di Marino De Filippi: "Non dobbiamo pensare a piccoli calciatori, ma a bambini che giocano"

(nella foto Gianni Madaghiele, Fulvio Ganci, Andrea Conte e Marino De Filippi)

Con Marino De Filippi, responsabile della Scuola Calcio dell'Athletic Club, continuiamo il viaggio all'interno del settore giovanile della società albarina.

Marino, innazitutto ricordaci la tua lunga carriera nei settori giovanili:

“Ho iniziato a Multedo, poi dieci anni di Genoa ai tempi di Maselli e Chiappino, poi Sestrese, Rivarolese, Castelletto, Molassana, Figenpa, Goliardica e quindi Athletic, dove sono responsabile delle leve dal 2013 al 2008”.

Quale obiettivo ti sei posto dal tuo arrivo in società?

“Il nostro compito primario è quello di essere cosi bravi da non vivere il rapporto con questi bambini come fossero piccoli calciatori ma semplicemente come bambini che si divertono con la palla. Questa deve essere una logica molto propedeutica alla loro crescita: se siamo bravi si appassioneranno sempre di più al calcio sennò cambiano sport. Purtroppo viviamo in situazioni da iper stimolazione, ci sono tanti tornei, forse troppi, le partite a volte diventano battaglie, insomma tutte cose che poco hanno a che vedere con lo spirito ludico sportivo. Noi dirigenti cerchiamo di stemperare la tensione nel nostro quotidiano, diciamo che la partita del fine settimana deve essere vissuta un po' come un compito in classe dopo aver “studiato” tutta la settimana”.

Cosa pensi del comportamento di certi genitori?

“D'accordo che bisogna combattere la violenza verbale di alcuni genitori, ma questo rischia di diventare un luogo comune. “La squadra migliore è composta da bimbi orfani” dicevano i grandi Pulici e Mondonico, in realtà il vero problema sussiste quando il genitore vede troppo presto nel proprio bambino un calciatore e non semplicemente un bimbo che gioca...”

Cosa deve fare un buon istruttore?

“Seguendo tante partite vedo troppi istruttori approcciarsi alla gara con un linguaggio troppo tecnico o enfatizzato nei confronti dei bambini. Io dico che dobbiamo darci una calmata, fortunatamente da noi all'Athletic abbiamo in questi ruoli delicati persone molto in gamba dal punto di vista umano. Io credo che se riusciamo a darci calmata, noi dirigenti e istruttori, per osmosi la calma arriva anche in gradinata fra i genitori”.

Dai 5 ai 10 anni si possono già individuare i futuri talenti?

“A queste età vedi già quelli più predisposti per caratteristiche genetiche o per abilità fisiche, ma non c'è nulla di definitivo, fino ai 12 anni tutto è modificabile nel bambino, sia in peggio che in meglio, a quest'età si può soltanto intuire chi è più dotato”.

Come ti trovi all'Athletic?

“Mi trovo molto bene, conoscevo già Sergio Imperato e Fulvio Ganci, e sono stato favorevolmente stupito dal Professor Molinelli, presidente della Scuola Calcio, una persona molto competente e appassionata. Io lavoro tanto fra Viale Gambaro e Via Prasca, ho diverse cose da coordinare ma ho l'aiuto di dirigenti e istruttori preziosi, validi specialmente dal punto di vista umano e che trasmettono serenità ai bambini. In particolare ringrazio le responsabili di Via Prasca, Paola Della Casa, e di Viale Gambaro, Francesca Strata”.

Tanti giocatori dell'Athletic passati ai professionisti, questo cosa significa?

“Vuol dire che qui si lavora bene, ma ci vuole anche fortuna. Il trend dell'Athletic è ormai in crescita da tanti anni, tutto questo è gratificante e stimolante all'esterno, perchè tanti ragazzi arrivano all'Athletic come punto di arrivo ma anche di partenza verso il mondo professionistico”.

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