Il 27 maggio si celebra il 30° anniversario della ratifica della Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza (CRC) in Italia, avvenuta il 27 maggio 1991 con la Legge 176/1991. In questa occasione, il Gruppo CRC di cui fa parte anche l’Uisp, annuncia la pubblicazione di un nuovo documento di monitoraggio, dedicato quest’anno alle risorse per l’infanzia e l’adolescenza. La presentazione del dossier “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia – Le risorse dedicate all’infanzia e l’adolescenza in Italia” sarà lunedì 14 giugno, in diretta sulla pagina Facebook di Vita.
“L’Uisp fa parte del gruppo Crc che si occupa di realizzare monitoraggi e rapporti per valutare l'applicazione della Convenzione - spiega Loredana Barra, responsabile politiche educative e inclusione Uisp - la nostra associazione ha sempre partecipato al gruppo di lavoro collaborando alla stesura del rapporto. Quello che emerge è che stiamo lavorando sulla tutela dei diritti dei minori ma possiamo fare di più, soprattutto dal punto di vista normativo. Quest’anno ci si concentrerà sulle risorse, sono stati fatti molti passi in avanti sui diritti ma ci sono ancora molte sfide da affrontare, tra cui i grandi squilibri nella composizione della spesa pubblica italiana, che penalizza le persone di minore età: nel 2019, l’Italia dedicava all’area “famiglia e minori” solo il 2% della spesa pubblica, mentre nell’UE la media era del 3,8%. Questo ha sicuramente rafforzato negli anni il progressivo invecchiamento della popolazione, anzichè provare a porvi rimedio. Per noi si tratta di una importante sfida da raccogliere, perchè oltre alla scarsità di risorse, risulta allarmante la mancanza di un quadro strategico di obiettivi”.
Il Gruppo Crc, nel suo rapporto, evidenzia nuovi obiettivi strategici in relazione al Piano di ripresa e resilienza nazionale, in particolare per gli ambiti di intervento legati alla missione 4, Istruzione e ricerca, e alla 5, Inclusione e coesione. “Nella missione 4 viene citato lo sport - spiega Barra - ma è necessario interrogarsi su quale tipo di sport vogliamo: uno sport che sia valoriale e meno selettivo, che non porti al drop out, ma per promuoverlo ci vuole un approccio educativo, partendo dagli spazi dedicati ai bambini, sia all'aperto che al chiuso, per rinnovare l’esperienza sportiva a scuola. E’ necessario, inoltre, favorire la crescita di una comunità educativa scolastica ed extra scolastica, attivando corsi di formazione rivolti agli insegnanti sul valore dello sport, anche in ambito educativo. Infine, per quanto riguarda la missione 5, è evidente l’esclusione sociale prodotta dalla pandemia: da qui nasce la richiesta di sostenere gli enti di promozione sportiva attraverso piani che garantiscano il recupero di abilità motorie sportive dei minori, attraverso progetti polisportivi capaci di includere e far coesistere le differenti attitudini dei minori, creando meccanismi per agevolare l’accesso allo sport”.
L’Uisp cerca di intervenire su queste mancanze attraverso la sua proposta sportiva, da sempre inclusiva e accessibile, come quella contenuta nei Centri Estivi Multisport, che stanno per partire in tutto il Paese, e per cui nei giorni scorsi sono state emanate le Linee Guida da parte del ministero della Salute.
“Anche in questo caso siamo di fronte ad una bella sfida - dice Barra - una sfida che abbiamo già affrontato l’anno scorso, con limitazioni ancora più stringenti e in cui abbiamo ottenuto ottimi risultati. Nel 2020 l’obiettivo principale era far recuperare ai bambini spazi e relazioni, e dar loro quello che avevano perso in mesi di chiusure e monotonia delle giornate. Si era creato un vuoto relazionale che ha reso difficile tornare all’interazione con gli altri e nelle attività di gruppo. La riapertura delle scuole ha confermato una nuova distanza relazionale e situazionale, con una conseguente perdita di consapevolezza rispetto ai limiti e alle regole, quindi adesso il nostro obiettivo è restituire spazi da vivere e aumentare il tessuto relazionale, insegnare nuovamente ai bambini come stare insieme”.
Le Linee guida nazionali fanno riferimento ai protocolli vigenti, e dovranno essere seguite dalle Linee guida regionali, che conterranno i dettagli procedurali, ma che ancora nella maggior parte dei casi non sono state pubblicate. “I bambini dovranno ancora essere organizzati in piccoli gruppi, anche se più numerosi rispetto al 2020 e questo potrebbe restituire qualcosa di più simile alla normalità. I protocolli sono comunque rigidi, prevedono di muoversi in bolle educative, mantenendo valide le regole del distanziamento, delle mascherine, del triage, però almeno potranno essere inserite nuove modalità relazionali in spazi diversi dalla casa, attraverso pratiche motorie e sportive che diffondono valori importanti, come il rispetto, la solidarietà, valori fondanti per la crescita di una società sana. Rimaniamo in attesa delle Linee guida regionali: è importante che limiti e regole siano chiari e coerenti, altrimenti è difficile sia per gli adulti che per i bambini rispettarli. L’anno scorso abbiamo fatto un buon lavoro e sono certa che lo faremo anche quest’anno”. (Elena Fiorani)