Prima categoria - 18 ottobre 2024, 23:30

JOSE' FRANCISCO "POLI" PEREYRA "Il mio calciatore preferito? Quello che non si adagia mai e ha sempre voglia di imparare"

L'ex mister di Goliardica, Borgo Incrociati e Pieve racconta la sua vita, da quando ha lasciato l'Argentina per cercare fortuna in Italia al suo approdo finale a Genova: "Mi piacerebbe tornare ad allenare in una società organizzata e con buona programmazione"

JOSE' FRANCISCO "POLI" PEREYRA "Il mio calciatore preferito? Quello che non si adagia mai e ha sempre voglia di imparare"

Josè Francisco Pereyra, classe 1983, per tutti “Poli” ha una bellissima storia da raccontare. Poco più che maggiorenne ha lasciato la sua Argentina e la sua famiglia per cercare “fortuna”, come dice lui, nel calcio italiano. Non è riuscito a farne una vera e propria “professione” ma nell’ambito dilettantistico ha girato l’Italia e si è fatto conoscere nelle varie categorie fino a trovare poi la sua nuova “casa” a Genova.

Lunghissima la sua carriera da giocatore. A 21 anni arriva in Italia e precisamente in Molise, dove gioca nel Sesto Campano in Eccellenza, poi va in Prima Categoria nel Donoratico in Toscana, quindi Castelfranco in Eccellenza in Toscana, poi Cecina in Serie D, Città di Castello in Serie D, poi Bogliasco in Eccellenza con Invernizzi allenatore dove vince il campionato, poi Pianese Serie D due anni, quindi Vado Serie D, Rapallo Eccellenza, Veloce Promozione, RapalloBogliasco Serie D, Varazze e Cairese in Promozione, Promozione ad Arenzano e infine con la Goliardica di Saracco in Promozione. Proprio alla Goliardica muove i primi passi da allenatore, subentrando a Santeusanio in Promozione, poi va al Ligorna come collaboratore di Roselli, quindi Borgo Incrociati in Prima e, l’anno scorso, Pieve Prima. Oggi è “libero”, ma prontissimo per una nuova avventura.

“Allenare è sempre stato il mio pallino – racconta – ma il percorso si è rivelato più difficile di quello che pensavo, da giocatore avevo più possibilità di scelta, ero un centrocampista di quantità e ho girato molte squadre”.

Qual è la tua idea di calcio? “Mi piacciono le squadre dinamiche, ben organizzate in fase di non possesso, mentre in fase di possesso mi piace cercare di dominare le partite. La cosa principale per un allenatore è adattarsi ai giocatori che hai a disposizione, adattarsi alle situazioni, riuscire a trasmettere le proprie idee e far rendere al massimo i propri giocatori”.

Il tuo rapporto con la Genova calcistica? “Ormai sono genovese adottivo, in Liguria ci sono tanti giocatori forti e tanta gente preparata, anche se vista la conformità della regione è difficile trovare spazio. Gli appassionati di calcio qui sono veramente tanti”.

Da dove ti piacerebbe ripartire? “Mi piacerebbe una società che mi desse fiducia, organizzata in proporzione alle sue risorse, con una buona programmazione, che dia importanza agli allenamenti. Con una buona organizzazione si può sopperire a tante mancanze, come può essere l’allenamento in una metà campo”.

Perchè una società dovrebbe scegliere Poli Pereyra? “Questo non lo devo dire io, ma credo di avere tante da cose da insegnare e trasmettere, io analizzo il calcio in continuazione, cerco di aggiornarmi, il calcio è in continua evoluzione, mi piace insegnare la tattica individuale e collettiva, l’organizzazione, l’ottimizzazione dei movimenti, far capire perché si fanno certe cose e non altre. Il mio giocatore preferito non è né vecchio nè giovane ma è quello che non si adagia mai e ha sempre voglia di imparare. Io tengo molto al rapporto umano con i giocatori, a volte sembro un po’ distaccato ma dai ragazzi che ho allenato ho sempre avuto un bel riscontro, al di là di chi gioca o chi non gioca tengo tanto alla gestione del gruppo, che penso sia la parte più difficile, tenere tutti coinvolti”.

Cos’è il calcio per te? “Il calcio è la passione della mia vita da buon sudamericano, il filo conduttore della mia vita, mi ha permesso di conoscere tante persone, ha condizionato in positivo tutte le scelte della mia vita… Ho lasciato la mia famiglia in Argentina per venire a cercare “fortuna” in Italia, la scusa del calcio mi ha permesso di intraprendere una vita diversa, il mio lavoro stesso l’ho intrapreso grazie a conoscenze avute nell’ambito calcistico”.

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