Non solo la Vecchiaudace ma tutto il calcio ligure perde un pezzo di storia importante. Mario Pescia nel mondo dilettantistico ligure è stato giocatore, allenatore, dirigente e presidente, ma più che semplici cariche o ruoli, la veste che ha ricoperto è stato quella di testimone diretto e protagonista di un mondo che è cambiato ma che grazie a persone come lui tramanderà sempre certi valori. La parlata in genovese, perché dopo due parole in italiano di diceva "lo capisci il dialetto?", gli aneddoti di quando giocava prima e allenava poi, in un calcio in cui "si giocava ancora col libero", e quelle perle di saggezza sempre più rare da sentire e, proprio per questo, da custodire come pietre preziose dal valore inestimabile, sono le cose che mancheranno di più. Come la sua risata, sempre pronta ad esplodere. Mario Pescia è memoria del calcio genovese e storia recente della Vecchiaudace, tanto che anche nell'ultimo periodo dove i pensieri erano certo altri, si preoccupava sempre della SUA squadra.
Un uomo di calcio come non ce ne sono più: affabile, educato, gentile, ma come tutti i buoni anche vulcanico quando l'occasione lo richiedeva. Per difendere i suoi giocatori prima e i suoi dirigenti poi si buttava nel fuoco. Se lo ricordano bene anche a Pontedecimo e a Borzoli, squadre che ha diretto e dove è nata l'amicizia con Nico Messina, l'attuale allenatore della Prima Squadra che due anni fa accettò di prendersi carico di una situazione molto complicata della squadra solo per lui e per il rapporto con uomo che è sempre stato considerato vero.
Mario era una persona solare, giocherellona, sempre pronto a fare scherzi e a "menare il belino", cosa di cui ti ammoniva lui stesso dopo pochi minuti di chiacchere. Amante della buona cucina, appassionato di calcio. Da tempo lottava con una malattia alla quale alla fine ha dovuto cedere, ma col sorriso e con la consapevolezza che certe partite non si possono vincere, ma si possono portare agli extra time ed è esattamente quello che lui ha fatto, lottando negli ultimi anni ma senza farsi mancare il piacere di vivere il calcio come ha sempre fatto. Quando stava un po' meglio la prima cosa che faceva era andare al campo o agli allenamenti, ma a casa presto perchè ormai "son vegio" e ho freddo, o alle partite, dove, come nelle tradizioni di qualche anno fa, se ne andava a inizio secondo tempo, un po' perchè non aveva bisogno di vedere tutta una partita per capire come sarebbe andata, un po' perchè non gli andava di soffrire troppo per la sua squadra, o, forse, di farsi vedere cosi. Sono tanti gli aneddoti che si possono raccontare di una persona che amava raccontare e chi ama raccontare, ama condividere.
Quello che è la Vecchiaudace ora è solo ed esclusivamente merito di Mario Pescia, che ha tenuto in vita una realtà che è storia e punto di riferimento di una parte importante di un territorio dove sono passati in tanti. Il mondo del calcio ligure perde una grande persona, ma acquista i suoi insegnamenti e ricorda i suoi sorrisi, una delle tante cose di cui non era avaro.
Tutta la ASD Vecchiaudace Campomorone è in lutto, ma sappiamo che i nostri musi lunghi non sarebbero graditi, e allora proveremo a vestire uno di quei sorrisi di cui si parlava poco fa e a onorare la sua persona tenendo in piedi la sua società, perchè "le persone passano, i simboli restano". E se restano i simboli, resta anche il ricordo di chi ha combattuto per essi.
Ciao Mario.
I funerali si svolgeranno Giovedì 23 gennaio alle ore 12.00 presso la Chiesa del Santuario di San Michele a Coronata