Seconda categoria - 11 marzo 2025, 09:52

CASELLESE "L'etica sportiva per noi è un aspetto di assoluto rilievo. Chiediamo maggiore rispetto"

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato della società

CASELLESE "L'etica sportiva per noi è un aspetto di assoluto rilievo. Chiediamo maggiore rispetto"

COMUNICATO STAMPA

Dal C.U. n. 55 abbiamo appreso che il nostro giocatore Alessandro Cavallet, allontanato durante la gara CROCEFIESCHI 2017 – CASELLESE, è stato squalificato per tre turni “Per aver colpito volontariamente un giocatore avversario con un pugno al volto senza conseguenze lesive.” Non abbiamo contestato l’espulsione, ed in conseguenza eravamo consci che sarebbe scattata la squalifica. C’e’ stata una sbracciata da parte del nostro giocatore, che cercava di liberarsi di una trattenuta, sbracciata che, a giudizio del direttore di gara, ha impattato il volto dell’avversario. Premetto che non è nostra abitudine assumere pubblicamente posizioni polemiche nei confronti delle direzioni di gara, anche quando, ed è successo, abbiamo considerato a torto o a ragione che la direzione di gara ci abbia danneggiato. Se, peraltro rarissimamente, abbiamo utilizzato la collaborazione di Settimana Sport, o altri organi di stampa per manifestare il nostro dissenso, l’abbiamo fatto nel massimo rispetto delle figure che rappresentano, ad ogni livello, l’autorità sportiva. Perché l’etica sportiva è un aspetto per noi di assoluto rilievo. C’e’ però un aspetto per noi altrettanto importante, che è il rispetto reciproco: nella fattispecie infatti una cosa avere colpito un avversario con una sbracciata, a fronte di una trattenuta, altra cosa è “aver colpito volontariamente un giocatore avversario con un pugno al volto”: il primo è un atteggiamento scorretto e sanzionabile all’interno di una normale azione di gioco (Ad un nostro dirigente, cui pareva che la sbracciata non avesse raggiunto l’avversario, il direttore di gara rispondeva “si, lo ha raggiunto, ho visto bene”, quindi esplicitamente all’interno di una normale dinamica), il secondo presuppone violenza ed intenzionalità. E ovviamente si riverbera in una diversa valutazione della sanzione. E soprattutto, sbagliando, connota in maniera estremamente negativa il comportamento di un giocatore, peraltro molto giovane. Abbiamo evitato di proporre un eventuale ricorso: forse il margine di ricorso era esiguo, forse no (avremmo potuto portare all’attenzione del giudice testimonianze di giocatori presenti, anche avversari, cosa che abbiamo visto presa a volte in considerazione, o avremmo potuto chiedere un supplemento di rapporto al direttore di gara), ma continuiamo a ritenere corretto accettare le determinazioni del giudice sportivo, anche quando non le condividiamo, in mancanza di evidenze oggettive. Non è purtroppo la prima volta che registriamo nei confronti della nostra società, da parte dei direttori di gara, atteggiamenti che non rispecchiano il rispetto che, noi come tutti, chiediamo. A volte viene da chiedersi se non paghi di più la polemica o il vittimismo in rete. Ringraziamo ancora una volta Settimana Sport per l’attenzione e lo spazio che ci viene concesso.

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